“Mi annienti.
Non riesco a pensare.
Non riesco a muovermi, a respirare.
Ti supplico, fammi uscire da qui.” - disse con un filo di voce, nella più buia delle notti.
Ma la bestia non lo sentiva nemmeno. Si limitava ad infilare di tanto in tanto le dita tra le sbarre, per controllare che fosse ancora vivo: magari, più tardi, avrebbe avuto voglia di mangiarlo.
Gunnar, sebbene il suo nome significasse “guerriero”, credeva di non poter sconfiggere la bestia in nessun modo: grattava le pareti con le unghie più forte che poteva, ma non lasciava nemmeno un graffio. Nemmeno un graffio.